Due effetti di una nebbia poco fitta

Durante alcune giornate dell’inverno ormai terminato, a Cordovado c’è stata una nebbia non molto fitta, e quindi per fortuna meno pericolosa per chi viaggia, che si è combinata con le “giuste” temperature per creare due interessanti effetti: la comparsa della galaverna e una “sensazione di freddo” molto maggiore di quello “reale” misurato dai termometri.

Come primo effetto, in alcune mattine, quando le temperature oscillavano tra i -3 e i -5 °C, si è formata la galaverna. La galaverna è un sottile strato bianco di ghiaccio che compare quando una nebbia sottile, formata da goccioline di piccole dimensioni, congela in assenza di vento o con vento molto debole, con temperatura fra i -2 e i -8 °C. I depositi di galaverna hanno la forma di aghi, scaglie o superfici continue ghiacciate, sono molto fragili e sottili e possono facilmente essere fatti cadere scuotendo le parti ricoperte. Dato che la galaverna è nebbia che si congela, essa si deposita dall’alto: sui rami degli alberi, sui cavi elettrici, sulle reti, sui pali e su altre parti anche abbastanza elevate rispetto al suolo. La galaverna è diversa dalla brina perchè la brina compare soprattutto a livello del suolo ed è formata da “granuli” più grossi, non da aghi o scaglie sottili.

Grazie al fatto di essere composta da questi depositi sottili e comparendo in concomitanza con la nebbiolina, la galaverna “trasforma” il paesaggio: tutti, in quelle mattine, abbiamo potuto ammirare il paese e i dintorni, soprattutto gli alberi, ricoperti in modo quasi “fiabesco“.

L’altro fenomeno, meno piacevole, dovuto sempre alla presenza della nebbia poco fitta e alla “giusta” temperatura è quello della “sensazione di grande freddo“. In alcuni giorni il freddo è parso davvero molto intenso, più intenso che in altri giorni, mentre in realtà le temperature misurate erano invece più alte (circa 0 °C contro i -5 o -7 °C di altri periodi). Come mai? Per cercare di rendere più oggettiva la nostra percezione della temperatura, nel 1950 il geografo Kurt Scharlau ha definito una scala che dà una “misura” della sensazione della temperatura in presenza di umidità e in assenza di vento. La scala Scharlau va da “benessere” a “disagio intenso”. Essa si può usare, per le basse temperature, tra i –6 °C e +5 °C, se l’umidità relativa dell’aria è superiore al 40%. La presenza della leggera nebbia indica un’umidità relativa certamente maggiore del 40% (la nebbia, almeno per formarsi, richiede che l’umidità relativa dell’aria raggiunga il 100%). Se usiamo la scala di Scharlau con 0 °C e 90% di umidità relativa otteniamo una risposta abbastanza convincente alla domanda sul perchè il freddo percepito fosse molto più intenso di quello reale: la scala, con questi due valori, indica “disagio intenso”!

(Potete calcolare, sapendo temperatura e umidità relativa, l’indice di Scharlau in internet al sito: http://www.naturmed.unimi.it/m_indice_sch_inv.html).

Lorenzo Marafatto