Bertocco fa il bilancio

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Era il 1995, mese di aprile, quando Augusto Bertocco, dopo una solida esperienza da consigliere comunale, fu eletto Sindaco per la prima volta, a capo della lista civica di centrosinistra “Insieme per Cordovado”. Rieletto nel 1999 e poi nel 2004, in tutto fanno 14 anni e tre mandati, che per legge non permettono ricandidatura a primo cittadino, e che sono entrati ormai negli ultimi mesi. Non è fuori luogo, perciò, provare a tirare qualche somma.

Quale bilancio, Sindaco, dopo tanti anni?

“Sicuramente un bilancio positivo, sia dal punto di vista umano che amministrativo. Gli obiettivi di programma sono stati raggiunti al 90%, ma del resto se avessimo fatto tutto non resterebbe niente per chi verrà dopo. D’altra parte le cose essenziali, quelle su cui si puntava maggiormente, hanno avuto piena realizzazione: mi riferisco alla riqualificazione del centro storico e all’approfondita valorizzazione delle nostre identità e storia locali”.

Come ha visto cambiare Cordovado, nel tempo? 

 foto sindaco bertocco“Scorgo due aree di cambiamento, l’ambito sociale e quello urbanistico. In quanto al primo, noto una minore partecipazione di un tempo alle attività associative, specie se queste comportano un impegno continuativo, anche se poi in occasione di grosse manifestazioni, dove è richiesto invece uno sforzo specifico e concentrato, come la Festa dell’Emigrante dell’estate scorsa, la partecipazione c’è, l’intero paese risponde e ne viene coinvolto con totale successo. Sul piano urbanistico credo che il nostro centro storico sia ormai una piccola perla, i cui mutamenti sono stati ottenuti con grossi investimenti. Ora si tratta di continuare con le ristrutturazioni, evitando ulteriori lottizzazioni, che snaturerebbero l’ambiente. A Cordovado c’è una simbiosi tra ambiente naturale e architettonico: se si rompe tale equilibrio si rischia un’involuzione”.  

Quali cose avrebbe voluto e non ha potuto fare?

“Una struttura per anziani, un centro diurno, perché credo che sradicare gli anziani dal territorio sia una perdita notevole per la comunità, ma la situazione economica del Comune e quella generale non lo consentivano”.

Una cosa invece fatta e che potendo tornare indietro non rifarebbe.

“Ogni decisione è stata presa secondo scienza e coscienza. L’unica cosa che mi ha dato un po’ di fastidio, per l’impatto ambientale, è stata la torre dell’acquedotto in Via Peraredi, ma in alternativa non si sarebbe potuta avere l’acqua con sicurezza nelle case”.

Per la serie “questione che produsse qualche mugugno”: il dietro front sull’asilo nido.

“In diverse occasioni l’amministrazione ha sondato il terreno, ma costi e benefici non erano in equilibrio. L’operazione risultava sconveniente non solo per il Comune, ma anche per le famiglie, che avrebbero sostenuto costi eccessivi. Così, per giunta in una fase dove ai Comuni spettano sempre minori risorse, abbiamo scartato l’ipotesi”.

Lo sviluppo commerciale di Cordovado: c’è chi ritiene che sia stato trascurato.

“Credo che compito dell’amministrazione comunale sia la creazione di infrastrutture e non la messa in atto di una politica commerciale, che spetta agli imprenditori. In ogni caso abbiamo raddoppiato il numero di parcheggi, messo a punto l’arredo urbano e in più è aumentata la popolazione. La nostra parte l’abbiamo fatta, il resto non spetta a noi”.

Qual è il risultato della sua amministrazione che rivendica maggiormente, cui tiene di più?

“Direi l’entrata di Cordovado nei Borghi più Belli d’Italia. Siamo soltanto 200 circa su 8000 Comuni, e questo va ascritto a una seria programmazione urbanistica, alla conservazione e alla cura delle aree verdi, a una storia locale significativa e importante, cui abbiamo dato consistente risalto con la pubblicazione di molti volumi“.

Un’ultima domanda, di carattere più generale. Che idea ha in merito alla cosiddetta “questione morale”, al malaffare che a volte coinvolge le giunte?

“Molto negativa, indice di una politica castale, che non privilegia il merito e bolla come eretico chi ha idee personali e non si allinea. Dalla Regione in su, inoltre, girano troppi soldi, e si forma un distacco abissale tra i problemi della gente e chi ci governa: è la cosa più umiliante. Ciò che manca oggi alla politica è il saper vedere oltre l’utilità elettorale, bisogna ricominciare a pensare alla politica come servizio, avere l’umiltà di ascoltare. Dopo di che, nessuno è immune da errori”.