Don Gigi zadro, parroco di Mussons e san Paolo

Era l’amico… era l’uomo che amava la vita e penso che la sua vocazione sacerdotale si radicasse naturalmente in questo amore per la vita, in questo suo desiderio di vivere e di far vivere. Il suo volto era segnato dall’esperienza  dell’Africa e irradiava bontà. Per non dire del cammino scout: quante route, quanti campi estivi e invernali.

La meraviglia di contemplare la natura e il creato! Quante cose ci vengono alla mente: il suo modo di accoglierci in chiesa, in strada, il suo sorriso, la sua bontà e la sua giovialità, la sua festosità e la sua delicatezza. Essere accolti in  casa sua era sempre una festa, tutto ciò che portava in sé la vita conquistava il suo sguardo. Tutte queste cose ci salgono dal cuore confusamente: le sue qualità e anche i suoi difetti, perché “Gigi” non era una statua, ma un uomo vivo; e proprio questa sua umanità viva attirava tanta gente.

Don Gigi ha condiviso con noi tutte le tagioni della vita, quelle gaie e quelle meste, e ha tanto seminato: parole, silenzi, preghiere, poesia, aiuti concreti, consigli… La sua vita è stata bella. Ma forse tanti di noi hanno ignorato l’altra  faccia della medaglia: la solitudine… Ciò nonostante ha saputo far crescere attorno a sé tanto affetto, tanta amicizia, tanta stima; ha saputo dare tanta felicità e tanto coraggio.

Forse Don Gigi non ha avuto piena consapevolezza della meravigliosa testimonianza che ha dato a tutti, credenti e non credenti. Sì, perché don Gigi sapeva essere contemporaneamente uomo della terra e cittadino del cielo. Quante volte si dividono gli uomini fra quelli che credono alle realtà del cielo e quelli che credono alle realtà della terra! Don Gigi, con tutta naturalezza, ha sempre rifiutato questa divisione: il cielo e la terra erano perfettamente uniti nella sua fede e nella sua vita. Don Gigi amava la sua terra, amava l’Africa, con le sue tradizioni, i suoi costumi, amava gustare gioie della vita umana perché le riteneva un prezioso dono del Signore, tutto degno di essere amato. Amava la vita perché in essa gustava la presenza di Dio. Per don Gigi la vita non era frutto del caso e la felicità non era una crudele illusione della vita. La vita scende dalla mani di Dio come da una fonte inesauribile e poi, come un fiume lento e sicuro, scorre lentamente verso l’immensità di Dio, verso quell’eternità dove ritroveremo ogni cosa insieme con il Padre.

Grazie don Gigi.

Don Dario Roncadin