Non si può tacere, ovvero cattivo esempio

Quando ci succede una disgrazia, quando le cose ci vanno storte, quando le nostre previsioni vengono frustrate da inconvenienti imponderabili che mettono a nudo le nostre debolezze, i nostri limiti, le nostre inadeguatezze, scatta la caccia al colpevole. Bisogna trovare il capro espiatorio, bisogna individuare il nemico da perseguire, non i nostri demoni ma trovare la giustificazione a eventi che ci sono sfuggiti di mano. Allora diventa spontaneo accanirsi sul diverso, sullo sfortunato di turno, sull’incapace a difendersi, sul debole, sull’emarginato, ecco innescarsi il bullismo, il trovare aggregazione nel “branco”, identificarsi in comuni debolezze, prendere forma e personalità nel gruppo che ingigantisce possibilità e forza, accresce la visibilità.

Ma il vero bersaglio ideale per rimanere impuniti e per soddisfare esigenze di protagonismo ed egocentrismo sono le donne, meglio se ancora ragazze. Ma di cosa sto parlando? Di Cordovado, sì, del nostro bel paese che è diventato negli ultimi decenni multietnico, che porta in vanto l’aver ospitato tra i primi in Italia negli anni settanta una famiglia vietnamita, che fa della solidarietà umana un orgoglio civico.

Ebbene in questo maggio ancora non libero dalle normative Covid-19, ci sono stati ragazzi che hanno deriso una nostra concittadina, giovane vietnamita, che veniva additata come una “untrice cinese”, di manzoniana memoria, ovviamente in branco. Cose da ragazzini?! Sì certo, ragazzini che non conoscono la differenza tra un cinese e un vietnamita, che non conoscono i meccanismi del “contagio”, che non sanno come riempire il tempo ma che sanno perfettamente come incutere il terrore spargendo il virus del razzismo. Virus del razzismo che è l’anticamera per una pandemia sociale ben più virulenta e che nella storia ha portato alla decimazione di armeni, curdi, ebrei, di caccia agli omosessuali o alle streghe da bruciare sul rogo. L’umanità da questo punto di vista non si è fatta certo mancare opportunità. Mi chiedo però: se un ragazzino che non sa che Pechino non è Saigon, come può elaborare un pensiero così critico, come può manifestare disprezzo, ingiuriare qualcuno che non conosce, se non per cattivi esempi? Mi rispondo che è causa nostra, di noi adulti che ci battiamo su questioni economiche e politiche, elaborando avversari e nemici che vanno battuti, eliminati, ingiuriati, screditati e se questo è l’esempio… cattivi esempi.

Ragazzi cordovadesi, maturate nella tolleranza, le diversità sono un valore aggiunto, una ricchezza da godere, se volete crescere nella libertà democratica, contestate ma rispettando le regole, protestate ma lasciando al vostro interlocutore la possibilità di difendersi, nessun essere umano è inferiore a noi, lasciate perdere i discorsi degli adulti. La più bella conquista che potrete fare e rendere Cordovado, uno dei più bei borghi d’Italia, un posto dove il valore della solidarietà è il vostro monumento morale da esibire ai nostri ospiti.

Roberto Zanin