Ciao Franco, Esploratore della vita

Emigrante, operaio (prima nel settore dei container portuali e poi in quello tessile, alla Stefanel di Ponterosso) e scultore del legno. Ma anche poeta, insegnante, infaticabile lettore di libri e quotidiani, appassionato di comunicazione, “innamorato” dei prodotti della terra e dei suoi prodotti.

Franco Daneluzzi, nei suoi 74 anni, ha saputo essere molte cose diverse. Per questo, e per la grande capacità di aggregare che possedeva fin da giovanissimo, non verrà dimenticato. Abitava proprio sul confine tra le province di Pordenone e Venezia, in una villetta costruita a pochi metri dalla roggia, ma si è sempre sentito cordovadese a tutti gli effetti. Un’idea rafforzata dalla grande conoscenza della lingua friulana, che spesso utilizzava anche per i suoi scritti.

Dopo un’esperienza d’emigrazione in Svizzera era rientrato in paese, lavorando nei porti di Trieste, Venezia e Monfalcone, e successivamente in fabbrica a San Vito. Chiamato poi a fare l’insegnante negli istituti professionali si era buttato anima e corpo nel nuovo ruolo, affinando in parallelo la capacità di scrittura. Ha pubblicato due libri di poesie e collaborato sia con l’associazione culturale La Ruota di Gruaro che con il Curtis Vadi, periodico cordovadese attivo da 52 anni, che ha sempre avuto una redazione molto giovane. E proprio con i ragazzi amava comunicare, portando anche nelle scuole la sua passione artistica d’intagliatore e scultore.

Lascia la moglie Tina; le figlie Petra, Micaela e Maja; i generi e i nipoti Ester, Tommaso e Teresa. Nell’epigrafe viene ricordato con un concetto a lui molto caro: “Andare dove il sentiero non c’è e lasciare una traccia di me”. Perché a 74 anni amava ancora esplorare la vita, facendo sempre qualcosa di nuovo (p.p.s.).