Cordovado al tempo del Coronavirus

LA CRONACA DEL CONTAGIO

Come tutto il mondo, anche noi siamo stati colpiti dalla pandemia del nuovo coronavirus. L’epicentro del contagio è stato la Lombardia e le zone più densamente popolate, ma anche nelle piccole cittadine come la nostra alla fine abbiamo avuto dei casi e, purtroppo, anche delle vittime.

Il primo caso italiano è stato registrato mentre le scuole erano chiuse per le vacanze di Carnevale, in Lombardia, a Codogno, il 21 febbraio 2020. A causa di questo caso e del successivo focolaio di contagi, le scuole, che avrebbero dovuto riaprire il 27 febbraio, non sono state invece riaperte. Questa è stata la prima misura di prevenzione messa in atto.

Nella stessa settimana dal 25 febbraio al 1 marzo sono state chiuse anche le palestre, le piscine, insomma i luoghi di grande aggregazione. Dopo queste prime misure è sembrato che il contagio fosse circoscritto solo ad alcuni comuni del Veneto e della Lombardia, e quindi si è deciso di riaprire i vari luoghi che erano stati chiusi, salvo le scuole. A questo punto ci sono stati dei momenti di incertezza e scelte diversificate tra i vari comuni, province, regioni, per timore del contagio. Alcuni hanno lasciato chiuso, altri hanno riaperto, altri addirittura hanno cercato di tranquillizzare anche i turisti invitandoli a frequentare i loro territori, come alcune zone montane, che in effetti erano nel bel mezzo della stagione invernale.

Alla fine della settimana successiva, cioè tra il 2 e l’8 marzo, si è però capito che il contagio non era affatto circoscritto, né sotto controllo. È intervenuto allora il governo centrale che ha deciso di bloccare, a partire da domenica 8 marzo, gli spostamenti da e verso il Veneto, la Lombardia e, dopo le richieste da parte del presidente della regione, anche del Friuli Venezia Giulia. Sono rimaste in mente a tutti le immagini degli assalti ai treni ed altri mezzi per “fuggire” dalle zone che sarebbero state bloccate nella serata immediatamente precedente alla chiusura. Le regioni “chiuse” sono state denominate “zone rosse”.

Dopo un paio di giorni si è visto che il contagio era molto più diffuso anche rispetto alle pur grandi zone già bloccate, e il governo ha quindi deciso di bloccare nello stesso modo tutto il paese. L’Italia è diventata “zona rossa” la mattina del 10 marzo. I limiti agli spostamenti sono stati limitati solamente a “comprovate esigenze di lavoro, emergenze o motivi di salute”. I ristoranti e i caffè che inizialmente potevano restare aperti tra le 6:00 e le 18:00, palestre, discoteche, musei e piscine sono chiuse del tutto. Alle imprese è stato chiesto di implementare “processi di lavoro intelligenti” per consentire ai propri dipendenti di lavorare da casa.

Queste misure di blocco attuate dall’Italia sono state considerate la prima misura più radicale di chiusura attuata contro l’inizio del contagio di dicembre 2019 in Cina. Dopo due settimane da questo blocco si è visto che i numeri del contagio e dei decessi erano fuori controllo ed il governo ha preso una decisione ancora più drastica: un blocco più stringente che coinvolgesse tutte le attività non essenziali, comprese le aziende e le industrie, i bar, ristoranti e caffè. A questo punto, il 23 marzo, l’Italia era in blocco, tecnicamente in “lockdown”, come Wuhan in Cina, il primo focolaio del nuovo coronavirus nel mondo. Proprio in questo periodo, nell’ultima decade di marzo, sono comparsi i primi casi diagnosticati di coronavirus anche a Cordovado, quindi circa un mese dopo l’inizio dell’epidemia in Italia. E purtroppo anche due vittime, tra la fine di marzo e l’inizio di aprile. Per fortuna non ce ne sono state altre.

Il numero dei contagi ha toccato un massimo di 6 persone contemporaneamente positive e poi si è ridotto fino a 2 al momento della scrittura di questo articolo (seconda metà di aprile). La Protezione Civile è intervenuta diffondendo il messaggio di rimanere a casa ed uscire solo per i motivi necessari ed ha portato in tutte le case le mascherine utili a prevenire il contagio; il sindaco e l’amministrazione hanno preparato un bollettino settimanale diffuso sui social per aggiornare la cittadinanza sulla situazione. Naturalmente gli operatori sanitari che abitano nel nostro paese si sono trovati in prima linea ed hanno affrontato nelle strutture sanitarie il problema per aiutare a tenerlo sotto controllo.

La sensazione quindi è che, se pure distanti fisicamente, non siamo stati mai soli. È vero che però la situazione di vita è ancora molto diversa da “prima”, con le code ai supermercati, nelle farmacie, in tutti i posti aperti, dove si entra con le mascherine e i guanti e poche persone alla volta. E muoversi per il centro di Cordovado dà una impressione particolare, con tutti i bar e molte altre attività commerciali chiuse, con pochissimo o quasi nullo passaggio di auto e di persone. Da segnalare la bella iniziativa delle “Mamme con le mascherine”, un gruppo di volontarie che si sono attivate nell’ideare e cucire mascherine di cortesia in cotone, dai motivi colorati e allegri, grazie alla materia prima donata da privati e negozi. Pensate in origine per i più piccoli, le mascherine sono state distribuite gratuitamente ai tanti che ne hanno fatto richiesta. Le offerte libere ricevute sono state devolute al Comune, per aiutare alle famiglie in difficoltà, e ad associazioni del territorio.

LA SITUAZIONE IN EVOLUZIONE

Mentre scriviamo, l’Italia e Cordovado con essa sono ancora sotto lockdown, e si può uscire solo per lavoro, necessità indifferibile o per fare la spesa, muniti di mascherina che permetta di ridurre il rischio di contagio. La scuola viene svolta solo a distanza, tramite internet, e molti lavori lo stesso sono svolti a distanza, mentre per quelli non essenziali i lavoratori sono forzatamente a riposo, spesso in cassa integrazione.

Per fortuna in questo momento i nuovi contagi sono in diminuzione, mentre i decessi sono ancora in numero consistente (circa 400 al giorno per l’intera Italia) perché hanno un “ritardo” di circa 4 settimane rispetto ai contagi. Quindi si può dire che le misure restrittive stanno avendo effetto, ma chiaramente hanno condotto a un crollo dell’economia.

Il contagio è ormai diffuso in tutto il mondo, soprattutto in Europa e negli USA, quindi tutti i paesi sono sottoposti a questo tipo di difficoltà, sia sanitarie che economiche. Per quel che riguarda l’Italia si sta trattando in sede di Unione Europea per un fondo di ricostruzione (“recovery fund”); è stata decisa la sua creazione ma ancora non è deciso se sarà un fondo che agirà tramite prestiti o tramite sussidi. La posizione dell’Italia, con Francia e Spagna è di fornire sussidi, mentre Olanda ed Austria pensano a prestiti.

COS’È IL NUOVO CORONAVIRUS

Il nuovo coronavirus, denominato SARS-CoV2, è un virus appunto di tipo “coronavirus”, cioè al microscopio elettronico si presenta contornato da proteine che formano una corona attorno ad esso. È un virus nuovo per la specie umana, identificato per la prima volta a Dicembre 2019 in un paziente di Wuhan, città di 10.000.000 di abitanti della Cina, e probabilmente derivato da un virus di pipistrello che è mutato.

Il nome SARS-CoV2 significa Severe Acute Respiratory Syndrome – Coronavirus 2, visto che il suo genoma è simile (80%) al virus SARS-CoV del che ha colpito la Cina nel 2003. La malattia che questo virus provoca è detta COVID- 19, cioè Coronavirus Disease 2019, e provoca effetti su vari organi, perché il virus si diffonde in molti organi interni. Essendo un virus nuovo era completamente sconosciuto a dicembre 2019 e solo oggi, dopo 4 mesi, grazie al lavoro assiduo di scienziati in tutto il mondo sappiamo molto di più su di esso. Sappiamo che una persona contagiata può diffonderlo anche rimanendo asintomatica.

I primi sintomi sono di solito febbre, tosse secca, mal di gola, perdita di gusto e olfatto, dolori al corpo e alla testa. Successivamente, se il sistema immunitario non riesce a respingere il virus, esso attacca i polmoni causando polmonite. Purtroppo in alcune persone le cose possono peggiorare all’improvviso e si sviluppa quella che viene chiamata sindrome da stress respiratorio acuto, potenzialmente letale. Il virus attacca anche i vasi sanguigni e il cuore. Sono state segnalate anche ischemie nelle dita e nei piedi, dolori e necrosi dei tessuti e danni ai reni. Insomma un virus piuttosto aggressivo, a meno che non venga contrastato all’inizio dal sistema immunitario.

Essendo un virus nuovo non vi sono farmaci o vaccini. Quindi al momento in cui è scritto questo articolo l’unico contrasto possibile è l’isolamento sociale, e la Cina stessa come prima misura ha messo in quarantena l’intera città di Wuhan e successivamente tutta la provincia in cui si trova Wuhan, l’Hubei (58.500.000 di persone), alla data del 21 gennaio 2020. Dopo 76 giorni di quarantena la Cina ha riaperto la zona di quarantena ma alla data odierna (25 aprile 2020) c’è ancora l’obbligo di utilizzare le mascherine e di rimanere a distanza dalle altre persone, e non tutte le attività sono ripartite, ad esempio le scuole sono ancora chiuse. Sono in sperimentazione decine di farmaci e decine di vaccini in tutto il mondo, ma ad oggi non vi sono ancora risultati di terapie che possano contrastare il virus SARS-CoV2. Come già detto molti aspetti del SARS-CoV2 sono sconosciuti e gli scienziati di tutto il mondo lo stanno studiando e testando in una varietà di modi. Tutto questo fa ben sperare sul fatto che “presto” si possa trovare una cura o meglio ancora un vaccino che ci permetta di tornare alla “normalità”.

LE FALSE NOTIZIE ED UN AUSPICIO

Durante questo periodo di limitazioni più volte sono comparse e sono state diffuse sui social notizie false su terapie ipotetiche che qualche misterioso governo oscuro bloccherebbe, complotti che avrebbero spiegato la genesi del virus e la sua aggressività, cospirazioni che addirittura affermavano che il virus fosse solo una scusa da parte di poteri sempre misteriosi per sottomettere non si sa bene chi.

L’impressione è che tutte queste false notizie derivino dal fatto che, umanamente, facciamo molta fatica ad accettare che abbiamo dei limiti nel senso di conoscenza limitata, per cui ci vuole tempo per studiare un nuovo virus e non abbiamo tutte le risposte immediatamente disponibili, ed anche nel senso di azioni limitate, per cui in certi casi pur essendo molto sviluppati a livello scientifico e tecnologico vediamo che vi sono aspetti della natura che non riusciamo a controllare. Terminiamo con un auspicio: speriamo che questa esperienza ci faccia capire quanto è piacevole e comoda la nostra vita e quanto siano importanti la ricerca scientifica e la sanità per permetterci di continuare a viverla al meglio.