La sagra di Ramuscello

C’erano chioschi, baracche, giostre. Due piste di autoscontri. Corse ciclistiche e pollo alla diavola, all’interno della costruenda sala parrocchiale. C’era don Eugenio, di corporatura robusta, regista della sagra in onore a San Giuseppe e della festa del vino.

Ma c’era sopratutto uno stuolo di gioventù, di ragazzi che sbocciavano a gara con la natura, in una cornice di prati verdi e di primule. E la brezza primaverile inebriava i giovani che in bicicletta, a gruppi, provenivano dai paesi vicini con destinazione Ramuscello.

Le prime amicizie nascevano così, spontanee, limpide come i rivoli d’acqua sorgiva presenti nella località. Non c’erano tendoni riscaldati e gli adulti potevano scaldarsi con il vino dei chioschi. Non era strano che più di qualcuno si lasciasse vincere dal delizioso liquido. Ma non era forse la festa del vino? E nascevano spontanei anche piccoli cori, che emergono quando l’animo è sereno e in pace. Prima sagra della nuova stagione, prime emozioni di un vivere semplice.

Saverio Martin