Le anomalie climatiche di questo inverno

L’inverno che è appena passato è stato chiaramente anomalo sia dal punto di vista delle temperature che delle piogge. Tutti abbiamo potuto osservare le rogge piene a Cordovado e nei dintorni, così come i fiumi. D’altra parte anche la temperatura è stata così mite che le piante, sempre in modo visibile, sono eccezionalmente in anticipo nel loro “risveglio” dall’inverno, ad esempio con i peschi in fiore a fine febbraio.

L’ ISAC-CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima) ci conferma queste impressioni “osservative”: in questo inverno sono state registrate temperature di circa due gradi (+2.1 esattamente) superiori alla media del periodo di riferimento 1971-2000, e quindi gennaio 2014 si colloca al terzo posto tra i mesi di gennaio più caldi dal 1800 ad oggi (dopo il 1804 e il 2007, con anomalie di +2.4 e +2.3 rispettivamente). Sempre dai dati registrati da ISAC-CNR vi è la conferma che le precipitazioni sono state abbondanti su gran parte del territorio italiano, facendo registrare una anomalia di +86% (rispetto alla media del periodo 1971-2000) a livello nazionale (il 19-esimo gennaio più piovoso dal 1800 ad oggi). In particolare è da notare che le anomalie più importanti si sono avute proprio nella parte settentrionale d’Italia dove, mediamente, sono caduti oltre due volte e mezzo (+160%) i millimetri che solitamente si osservano a gennaio (con punte nel “nostro” Nord-Est che superano di oltre quattro volte le piogge medie). Da tutti questi dati emerge che gennaio 2014, per l’Italia Settentrionale, è il terzo più piovoso di sempre.Questi sono i dati. La riflessione che propongo parte da su questi dati e da uno studio riportato su “Le Scienze” del 12 novembre 2013, condotto dalle climatologhe del Lawrence Livermore National Laboratory Kate Marvel e Céline Bonfils, pubblicato sui “Proceedings of the National Academy of Sciences”: basandosi sulle osservazioni da satellite esso mostra cambiamenti nell’intensità e nella distribuzione regionale delle piogge che non sono spiegabili come semplici oscillazioni climatiche naturali, ma che indicano la presenza di fattori esterni, come le emissioni di gas serra dovute alle attività dell’uomo.

Ecco la mia riflessione: tutti questi segnali, per quanto superficiali, dovrebbero comunque incentivare ad applicare il principio di cautela e a cercare di prevenire per quanto possibile le conseguenze di un clima “in movimento”. Per approfondire: www.isac.cnr.it e www.lescienze.it.

Lorenzo Marafatto