Quelle ore sospese

Pubblicato in Cronaca

Per tre giorni, a cavallo tra agosto e settembre, Cordovado si è ritrovata al centro di un caso di cronaca che ha ricevuto una vasta eco mediatica, su scala nazionale.

Centro cordovado

Un’indagine è ancora in corso su alcuni risvolti specifici della vicenda, quindi preferiamo non aggiungere nulla su quanto è accaduto, anche perché tutto è già stato ampiamente raccontato da tv, stampa quotidiana, web e social media e intendiamo evitare il rischio di ridondare. Solo due considerazioni, allora. La prima è un’estrema sintesi dei fatti come premessa: un concittadino si è rifiutato di consegnare le armi che deteneva ai carabinieri, dopo che gli era stato negato il rinnovo del porto d’armi.

Poi per protesta si è chiuso in casa. Tra blocchi stradali e via Battaglione Gemona isolata, quelle ore sospese si sono trasformate in uno stallo mai registrato in paese dopo la guerra. La seconda è un commento, naturalmente basato sul nostro giudizio, a proposito del clima emotivo che si è percepito nel durante.

Gli umori da parte di alcuni compaesani, già dopo poche ore, sono stati quasi di intolleranza, di stentata pazienza, di labile sopportazione. I “falchi” scalpitavano affinché le forze dell’ordine intervenissero con decisione, con celerità, al di là di ogni ragionevole mediazione e negoziazione. Ben altra cosa era il legittimo disagio di chi era stato costretto a lasciare in fretta e furia la sua casa, o la sua attività commerciale, per ragioni di pubblica sicurezza. Il primo atteggiamento non ci è piaciuto. Perché non si può cedere all’ignoranza fatta decisionismo: Cordovado ha un lungo passato di accoglienza, fin dagli anni Settanta con l’ospitalità a famiglie vietnamite, per arrivare a quella recente di genti ucraine.

Ma allora ci siamo persi per strada? Abbiamo scrutato i volti dei volontari della Protezione Civile che per 50 ore hanno presidiato con senso del dovere la viabilità, non un lamento, non un tono critico: “bravi!”, ci siamo rincuorati. Le tv hanno martellato con titoli sensazionalistici, i giornalisti intervistavano di tutto e di più, magari non sempre attinenti al problema. La nostra società purtroppo credulona, edonista, tuttologa, talvolta si inventa genesi, spergiura sui fatti, fraintende parole e intanto il tam-tam mediatico tambureggia sentenze, accuse, emana verdetti, a volte fomenta odio.

Le forze dell’ordine in silenzio, con pacatezza ed estrema professionalità, hanno risolto il problema, nessun incidente, finché la pace ha ricominciato a regnare sovrana. Una lode, allora, alle forze dell’ordine. Poi Cordovado finalmente è ritornata a respirare, tutto è finito, la via principale del borgo è risorta a formicolio quotidiano, le biciclette hanno ripreso il loro passaggio con i conducenti che avevano lo sguardo curioso di chi riflette sull’accaduto, senza dare per scontato nulla, il nostro compaesano dopo qualche tempo è ritornato a casa, e noi cerchiamo come comunità di rinnovare la nostra disponibilità all’accoglienza, alla tolleranza, alla comprensione di chi ha bisogno.