In cammino da 55 anni

Storie, scorci paesani, vicende controverse, personaggi, curiosità, vita amministrativa. Ma anche grandi temi, opinioni, polemiche, prese di posizione (magari scomode), scelte di coscienza. E poi confronti, scontri ideali, dibattiti, strette di mano, notti insonni, “correzioni volanti” e aggiunte dell’ultimo minuto in tipografia.

Copertina primo Curtis Vadi

È impossibile raccontare in poche (o tante) righe i 55 anni del Curtis Vadi, partiti da Il Domani, perché sarebbe come voler sintetizzare in 24 ore l’esistenza umana racchiusa in un secolo di vita. Cosa si può fare allora, cari lettori e amici collaboratori, per “celebrare” un traguardo che è in realtà patrimonio di un intero paese? Mettere su carta qualche pensiero in libertà, capace di sintetizzare un cammino che ci ha visti all’inizio ragazzi e ragazze, poi adolescenti e infine uomini e donne. Quanta strada abbiamo fatto, quanta ne ha fatta il nostro giornale e quanta chi ci ha accompagnato nel viaggio delle parole proposto nel tempo a chi ha avuto la pazienza e la voglia di leggerci. Tutto questo attraversando epoche e situazioni, ritrovandoci a essere il periodico locale più longevo del Nordest con una redazione fatta di soli volontari. Compreso il direttore.
Questo è già un gran bel traguardo se permettete, del quale la comunità di Cordovado deve andare fiera. Quando scrissi il mio primo articolo per il nostro giornale, nel lontano 1977, ero un liceale che sognava di diventare un calciatore professionista. O, in alternativa, un radiocronista capace di raccontare all’Italia intera le partite di serie A. Del resto alla passione, specie giovanile, non si comanda.

Non è andata così. Però ho avuto la soddisfazione di intervistare, tra gli altri, Roberto Baggio, Ronaldo “Fenomeno”, Totò Schillaci, Joel Despaigne, Pietro Mennea e tanti altri. La storia di quei campioni è diventata un po’ anche mia, per traslazione potente e immaginifica. Merito della “scintilla” partita dal Curtis Vadi, la “palestra” che ha coltivato il mio modo di essere innamorato della parola scritta. Il mio primo pezzo era dedicato alla società di pescatori sportivi “Lo Squalo”. Poi mi specializzai nei personaggi del paese, da Pino Pinni a Onorino Tosoni, da Anna Papais a Nello Bot “Sardina”. Le loro storie mi hanno arricchito, stimolato, divertito e ammirato. Sono diventati i miei campioni, molto prima di quelli del grande calcio.
Così abbiamo fatto un po’ tutti, in una strada iniziata con don Roberto. Il giornale ci ha formati, spinti e contagiati.

Oggi ne siamo fieri. Ricordo riunioni in oratorio fino a tarda notte con Augusto, Franco, Stefano, Arduino, Adriano e tanti altri amici, per discutere contenuti, frasi e persino foto da pubblicare o meno. Ore e ore di tesi e antitesi, botte e risposte. Confronti decisi, di straordinaria forza ideale, su temi politici e amministrativi. Le prese di posizione contro l’aborto facile (che ci costarono un duro attacco pubblico) e quelle sul marginalismo giovanile, che anche a Cordovado cominciava a comparire, non si potevano nascondere. E poi quelle sull’imminente fine dell’Abital, sul tesoro di Venchieredo, sul Paker da proteggere, sulla circonvallazione, sulla necessità di creare lavoro in paese per non ritrovarcelo da adulti trasformato in dormitorio, sul vecchio campo sportivo “della ferrovia” da lasciare “vivo” e pubblico, sulla Spal come palestra per i giovani, sul Municipio visto da fuori. Senza sconti, né omissioni. Visionari o reazionari, nel giudizio degli altri. In realtà sempre liberi, magari con un pizzico d’ingenuità. Per esempio, sul caso pubblicità (raccoglierla o no?), sulle vendite porta a porta, sul mondo che cambia.

Intanto siamo cresciuti e certamente invecchiati. Ma il Curtis Vadi c’è ancora, è passato attraverso i decenni rinnovandosi come l’Araba fenice. Ha pure una versione in rete, per assecondare chi non ama la buona, vecchia carta. Raggiunge gli emigrati in tutto il mondo, in ossequio all’antica vocazione. Alcuni amici non ci sono più, come Stefano Sclabas e Manuela Bertolini. Altri abitano altrove, ma ricevono puntualmente il periodico, per mantenere saldo il rapporto con il paese. È passato oltre mezzo secolo e il giornale è sempre vivo e vitale, per merito di tantissimi redattori e collaboratori, quelli attuali e quelli che si sono avvicendati nel tempo. Cosa aggiungere, dunque, dopo 55 anni? Nulla. Solo fare un augurio: lunga vita al Curtis.