Un’indagine domestica

Pubblicato in Cronaca

Le case costruite dalla Cooperativa Edilizia “La Nostra Casa” nel 2022 compiono trenta anni, io sono entrato nel luglio del 1992 e altri soci hanno ultimato le rifiniture un po’ dopo. Quelle dieci unità abitative a schiera di via Casarini e di via Stella, su progetto del geometra Edoardo Bernard, oggi sono parte integrante di un tessuto urbano caratterizzato a ovest dall’adiacente Parco Sole/Terra/Luna e a sud dalla roggia Ligugnana: una realizzazione che, come presidente di quella Coop, mi inorgoglisce.

La casa, il nostro rifugio per eccellenza rimane una meta ambita, un traguardo agognato, la realizzazione di un ideale di vita che qui in Friuli nel tempo andato aveva preso il nome di “mal del modon”. Ultimamente mi sono imbattuto come spesso succede nella vita in vicissitudini che mi hanno portato a considerare la casa da un punto di vita della salubrità. Ecco allora comparire un protagonista inaspettato, un fattore di rischio sottovalutato, un killer nascosto tra le pareti di casa, il suo nome? Radon.

Il Radon è un gas nobile, simbolo Rn, numero atomico 86, peso atomico 222, è chimicamente inerte, cioè non si combina con altri elementi, si conosce un unico composto che è il fluoruro di radon. È un gas incolore, inodore e insapore che bolle a – 62 gradi Celsius circa e solidifi ca a – 72, ed è il risultato del decadimento dell’Uranio 238 alfa, che decade a Radio 226 alfa e a sua volta a Radon 222 alfa. Il suo tempo di dimezzamento è pari a 3,8 giorni, dando origine a Polonio 238 molto velenoso se ingerito. Il Radon sale tra le rocce del sottosuolo e penetra nei getti del cemento di fondazione della casa salendo e disperdendosi nell’aria stagnante. Il maggior danno sull’uomo è a livello polmonare, dopo il fumo è il secondo colpevole del tumore al polmone.

Quando ho fatto un bilancio di tutte le nozioni acquisite ho pensato di effettuare una misurazione nel mio seminterrato, a una quota di – 180 cm. dal suolo e ho contattato l’ente preposto a questo pericolo, l’ARPA F.V.G., nella figura della dottoressa Silvia Pividore a Udine. Consigliato sull’acquisto di uno strumento ho scelto un Digital Radon Detector della Air Things di Oslo, Norvegia, a 100 €. Dopo un mese di misure nel mio seminterrato ho avuto un risultato di 32 Bq/m3 (bequerel per metro cubo), nel mio bagno a pianterreno 29 Bq/m3. Continuerò le misure nel resto della casa ma parlandone con la dottoressa Pividore, che ringrazio per la squisita disponibilità e preparazione, ho verificato che i livelli ottenuti sono molto bassi al punto da essere considerati zero.

Cordovado in uno studio ARPA del settembre 2006 ha una oscillazione da 35 a 100 Bq/m3 quando la raccomandazione Euratom del 1990 stabilisce il limite max. di 400 Bq/m3. Anche i materiali da costruzione possono inquinare con Radon in particolare tufo e pozzolana di origine vulcanica ma non è il caso qui in Friuli. Vero rimane il fatto che ogni casa è un campione a parte e che non si devono fare comparazioni se non generali. Mi sono ricordato di quando l’impresa edile sbancava per le fondazioni nella realizzazione delle unità abitative e avevo notato strati di argilla molto isolanti e rare vene sabbiose che la dottoressa ha confermato essere un ottimo sigillante per il Radon. Girando per la casa in questo periodo di forzato isolamento, mi sembra a volte di sentire qualche rumore sospetto, di percepire voci dalla costruzione, l’anima stessa dell’abitazione ma per fortuna non è il killer che mi preoccupava.

Roberto Zanin