Una poesia del 1846 sulla fontana del Venchiaredo

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La suggestione del luogo della fontana di Venchiaredo è legata in modo speciale alla fama che ne è derivata dal fatto che lo scrittore Ippolito Nievo l’ha così ben celebrata nel quarto capitolo del romanzo storico “Le confessioni di un italiano”, con l’ambientazione dell’amore di Leopardo e Doretta. Lo definiva come “un recesso degno del pennello di Virgilio” oppure “luoghi che fanno pensare agli abitatori dell’Eden”.

Ma la fama della sua bellezza era senza dubbio precedente e Ippolito Nievo avrà certamente potuto contare su preziose indicazioni quando frequentava questi posti, magari con la complicità di persone di cultura e sensibilità, compreso lo zio Augusto (fratello della madre) che abitava a Teglio Veneto. Al riguardo è molto interessante la scoperta fatta dal portogruarese prof. Riccardo Scarpa di un componimento intitolato “Le fonti di Venchiaredo” di un anonimo rimatore cordovadese, redatto nel giugno del 1846, quando Nievo aveva 15 anni, e dedicato al cordovadese conte Carlo Sigismondo Freschi (1805-1887), bisnonno della contessa Nicoletta Freschi Piccolomini.

La qualità delle rime non può certamente competere con la maestrìa della penna di Nievo, che con Le confessioni ha prodotto un vero e proprio capolavoro letterario, ma sono un interessante testimonianza dell’antica attenzione al luogo e alla sua valorizzazione.

D. B.