Osservata la cometa del presepio

Pubblicato in Bacheca

Nelle prime ore della sera, subito dopo il tramonto, tra il 15 e il 25 dicembre scorsi, bassa all’orizzonte abbiamo osservata una congiunzione di due corpi celesti del nostro Sistema Solare, una vicinanza così stretta da fondersi al nostro sguardo. La tradizione la chiama: la cometa di Betlemme.

Si tratta di un fenomeno apparso con questa intensità per l’ultima volta nel 1623, ovvero 400 anni fa, mai così vicini il pianeta gigante gassoso Giove e il lontanissimo pianeta con gli anelli Saturno che hanno formato un unico apparente corpo celeste da sembrare una cometa. Chiusi nelle nostre case, aspettando un Natale severamente sobrio e dolcemente intimo, nella speranza di sconfiggere questa sciagurata pandemia, abbiamo in qualche modo gioito dello stesso fenomeno che ha caratterizzato duemila anni fa la nascita di Gesù, un segno di speranza, il segno che non siamo stati abbandonati. La cometa del presepio, secondo il vangelo di Matteo guidò i “sapienti” (i re magi) a fare visita a Gesù. Nel magnifico affresco intitolato: “L’Adorazione dei Magi” del 1303, nella Cappella degli Scrovegni a Padova, il grande pittore Giotto dipinse la cometa di Halley che ha una frequenza di 76 anni. La storicità dell’evento astronomico divide la comunità scientifica. Indagando i fenomeni celesti del passato, gli astronomi hanno scoperto che la cometa di Halley è apparsa nel 12 a.C., mentre una triplice congiunzione planetaria (Giove, Saturno, Marte) si è verificata nel 7 a.C. quindi molto più probabile che si tratti di questa, visto che l’effettivo anno di nascita di Gesù è per gli storici da collocarsi tra il 7 e il 4 a.C.. È bello pensare che gli occhi del Salvatore abbiano sorriso a quel fenomeno, alla congiunzione planetaria, che ha illuminato le notti del passato dicembre per lenire le nostre paure e ridarci la speranza.