Un giorno in più del Coronavirus

Con la firma del DPCM del 9 marzo è iniziato il lockdown per tutto il territorio nazionale e anche le porte delle nostre tane e sedi sono rimaste chiuse per molti mesi. Preparando l’attrezzatura e gli zaini per partire per le nostre avventure estive, una delle frasi più ricorrenti di Baden Powell che usiamo tenere bene a mente è “non esiste buono o cattivo tempo, ma buono o cattivo equipaggiamento”.

Dopo un primo momento lasciato per osservare la situazione e capire il da farsi ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo cercato di trovare anche per questo tempo l’equipaggiamento buono.

Obiettivo era quello di non interrompere la relazione costruita con i nostri ragazzi, di non farli sentire soli, di aiutarli e aiutarci a costruire una nuova normalità. Le tecnologie e la competenza di alcuni capi in materia ci hanno consentito di fare tutto ciò.

I lupetti (8-11 anni) hanno preparato un video da mandare alle case di riposo per portare un messaggio di gioia e speranza ai nonni, si sono incontrati sulle piattaforme virtuali per giocare, fare laboratori, vivere piccoli momenti di spiritualità organizzando un rosario in occasione del mese di maggio.

Gli esploratori e le guide (12-15 anni) si sono esercitati nelle tecniche scout (nodi, pionieristica, espressione, orientamento, ecc) attraverso la produzione di video e i ragazzi più grandi hanno mantenuto i contatti con quelli più piccoli all’interno delle proprie squadriglie. É stata anche un’occasione preziosa per discutere con loro su due temi molto importanti: “l’orientamento al lavoro e come questo sarà influenzato dalle tecnologie” e “l’ansia provocata dalla particolare situazione scolastica che si è venuta a creare”.

I ragazzi del clan (16-20 anni) hanno approfittato della situazione per sviluppare alcuni di quei sogni che avevano messo nel cassetto, primo fra tutti il ricettario da strada: “RYStorante nello zaino”. Anche per loro un momento di spiritualità vissuto in stile scout: la via Crucis del Venerdì Santo.

Oltre a questo progetto non sono mancate le normali attività, il proseguimento del Capitolo (argomento che viene approfondito durante l’anno) e l’organizzazione della Route (campo mobile estivo). La Comunità Capi si è resa disponibile a dare sostegno e consulenze per usufruire delle nuove tecnologie a coloro che si trovavano per la prima volta a dover utilizzare social e app per lavoro, scuola, o anche semplicemente per mantenere contatti con i propri famigliari.

Mantenendo il rapporto con i bambini/ragazzi e con le loro famiglie sono emersi anche nuovi bisogni, paure, riflessioni sulle conseguenze che questa pandemia (mai vissuta da nessuno) potrebbe comportare. Per dare risposta a questi dubbi e permettere di riflettere su quanto abbiamo vissuto affinché se ne possa trarre una lezione per “lasciare questo mondo migliore di come l’abbiamo trovato” (cit. Baden Powell) sono stati organizzati due incontri con la modalità del webinar.

Il primo ha avuto per titolo “Fase 2: Il supereroe che abita in noi. La sfida di essere genitore al tempo del covid-19” e ha visto la partecipazione di Paola Fedato (scout, insegnante, mamma) e Viviana Lotti (Psicologa e Psicoterapeuta del Centro di Ascolto e Orientamento UTI Tagliamento). Grazie alle due relatrici abbiamo approfondito il concetto di solidarietà, sentimento che abbiamo provato in questa fase di lockdown, un periodo in cui siamo stati in cura e non in guerra e in cui abbiamo scoperto di avere dei super poteri che abbiamo messo a disposizione di noi stessi, degli altri, dell’ambiente.

Il secondo, invece: “Fase 2: Procurati di lasciare il mondo migliore di come l’hai trovato”, con la partecipazione di Stefano Carbone, esperto di reti di comunità. Sono stati analizzati diversi aspetti sui quali meditare, tra cui: la riflessività, il porre attenzione a quello che ci accade e al nome con il quale vengono definite le cose, le situazioni; la scoperta di un nemico invisibile in mezzo a noi che ha generato paura e ansia (suggerimenti per la loro gestione li trovate nell’incontro con la psicologa); le nostre vite trasferite dal reale al virtuale, in molti casi sarà difficile tornare indietro; le privazioni (routine, contatto fisico, comfort zone) che ci hanno aperto nuove possibilità di apprendere; la morte, concetto che si era cercato di escludere dalla cultura occidentale, ma che si è ripresentato con forza, e con esso la paura di morire.

Il senso del limite che ci ha permesso di riprendere le domande sul senso della vita, sulla riscoperta dei bisogni fondamentali per vivere bene; l’assunzione di responsabilità; il lockdown come occasione per cambiare la propria vita, per capire cosa è veramente importante. Occasione non colta da tutti.

Per chi è interessato ad approfondire, gli incontri sono ancora disponibili sulla nostra pagina facebook https://www.facebook.com/grupposcoutagesciguadocordovado1/.

Nel rispetto delle normative siamo anche riusciti ad organizzare un paio di riunioni in presenza con i ragazzi. La gioia nei loro occhi ci dà energia per affrontare le nuove sfide facendo sempre “del nostro meglio”.

Bagheera per la Comunità Capi