Quei tresette con Giovanin

D’inverno, durante la pausa pranzo, prima di tornare al lavoro, mi trovavo ogni giorno a giocare a carte al Bar Centrale. Il mio compagno era sempre Giovanin Spangaro, professione sarto, era vedovo e aveva molti anni più di me.

Formavamo una coppia affiatata, specialmente al gioco del tresette, ci facevamo i “motti” con le dita, senza che gli avversari se ne accorgessero. La tabella dei punti scritti con il gesso la teneva lui, perché diceva: “E’ un impegno grande e non si può sbagliare”. Difatti, quando noi facevamo 4 punti e gli avversari non vedevano, aggiungeva una gambetta e il 4 diventava 9. Il nostro tavolo era sempre circondato da persone come essere in un’arena, tanta era la commedia che facevamo. Tra una partita e l’altra raccontava le sue avventure amorose.

Spesso partiva con il suo motorino, famoso Mosquito a rullo, e dopo aver comprato un pollo, andava a Portogruaro a trovare una signora con cui si intratteneva. Ma il più delle tornava a casa triste, perché il divertimento non andava a buon fine, però ogni volta senza il pollo. Ogni tanto andavo a Udine a prendere ricambi per il negozio e lui veniva con me per farmi compagnia. A quel tempo al Ponte Rosso c’erano delle signorine che facevano bella mostra e allora gli dicevo scherzando: “Giovanni se fermemo?” e lui mi rispondeva: “No! No go schei!”.

Arrivati a Udine, dopo aver preso i ricambi per me, dovevo portarlo alla Singer dove acquistava due o tre macchine da cucire usate, che poi rivendeva. Al ritorno, ripassando dalle signorine diceva: “Son restà senza schei, andemo a vender le macchine e poi tornemo qua!” Ogni volta che veniva con me a Udine facevamo sempre gli stessi discorsi, mi raccontava che la sua passione era “far le braghe alle femene”, perché diceva: “Per ciapar le misure, parto do, tre volte dal cavalot”.

Giovanin: un personaggio unico, simpatico, inimitabile.