Due chiacchiere con gli Scout

Chi siete?

“Siamo 16 ragazzi e ragazze, tra i 16 e i 20 anni. Facciamo parte del Clan, ovvero, l’ultima fase dell’esperienza scoutistica dell’AGESCI”.

Perché volete parlarci dell’immigrazione?

“Ve ne vogliamo parlare perché abbiamo approfondito questo tema, in vari modi, e riteniamo importante condividere le nostre scoperte ed esperienze”.

Cosa avete fatto?

“Abbiamo iniziato a informarci, notando che le fonti non erano sempre affidabili, quindi abbiamo deciso di vedere le cose con i nostri occhi. Per fare questo siamo andati, nel 2015, a Trieste, culmine italiano della rotta balcanica. Qui siamo stati in un centro di accoglienza, dove siamo venuti a contatto con molti migranti e in una casa che ospitava delle madri straniere che avevano perso i mariti, o che venivano maltrattate, e che ora si trovano sole a dover occuparsi dei figli.

Nel 2017, in seguito a una lunga fase di incontri e di informazione, abbiamo deciso di andare in Calabria, al fine di vedere l’altra “parte” dell’immigrazione, ovvero la rotta mediterranea. Qui siamo stati in alcuni centri di accoglienza per minorenni, dove abbiamo sentito altre storie e altre esperienze di vita. Inoltre siamo stati nel cimitero che il comune di Reggio Calabria ha riservato per i migranti, per pulirlo e cercare di rendere una degna sepoltura alle persone che vi sono sepolte.

Quello che abbiamo scoperto è che queste sono persone come noi, con pregi, difetti e storie diverse.

Per riportare un contributo concreto alla società abbiamo creato un progetto insieme ai ragazzi ospitati a Cordovado.

Il nostro scopo è quello di spiegare i nostri usi e costumi e quello di creare di un clima che predisponga all’accoglienza. È un’esperienza molto istruttiva e interessante che ci ha rivelato che, in certi casi, siamo noi ad avere molto da imparare da loro”.