Io e Marco

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Mi ricordo tutto, purtroppo. Non ero a casa. Ero in un albergo, pronto per mettermi a letto. La tv era accesa sulle news. A un certo punto hanno nominato Dacca e un locale che era stato preso d’assalto da un commando di uomini armati. Ti ho pensato, ho detto “c’è Marco, a Dacca”, ma non mi sono preoccupato troppo. Poi ho chiuso gli occhi, pronto per dormire. Ma non ho dormito. Una sensazione strana mi ha tormentato per tutta la notte.

Mi sono svegliato all’alba e ho controllato il telefono. C’erano vari messaggi. Parlavano di te e del fatto che eri uno degli ostaggi all’interno di quel maledetto locale. Da quel momento in poi tutto si è fatto confuso e terribile. Ho passato la mattinata al telefono: internet, messaggi, telefonate. Le notizie arrivavano ingarbugliate, inattendibili, incomplete. Dentro di me cresceva l’angoscia mentre la speranza di rivederti vivo cominciava a svanire, minuto dopo minuto. E alla fine, alle due del pomeriggio, la chiamata che temevo è arrivata. Cosa vuol dire perdere all’improvviso un amico? Fino a un paio di mesi fa non potevo immaginare che il dolore sarebbe stato così intenso, che sarebbe affiorato ogni giorno nei momenti più impensati. Che non mi avrebbe lasciato mai. “Scappava sempre”, mi ha detto tua mamma il 25 settembre, quando centinaia di persone sono venute a Cordovado per festeggiare quello che sarebbe stato il tuo quarantesimo compleanno, “Scappava sempre, ed è scappato anche stavolta”. Già. Sei scappato. Ma andandotene sei riuscito a toccare il cuore di tutte le persone che ti hanno conosciuto. Perché magari lo sapevi, o forse no, ma il tuo sorriso, la tua voglia di vivere, la tua gentilezza… be’, queste cose hanno reso migliore la vita di tutti noi. Di tutti quello che hanno avuto la fortuna d’incrociare il tuo cammino.

La mattina del 25 settembre, prima della tua festa, sono venuto a trovarti al cimitero. Eravamo solo io e te. Quando sono andato via mi sono sentito i tuoi occhi addosso. Mi sono voltato e la tua foto sembrava dirmi soltanto una cosa: “Oh, mi raccomando Eleonora”.

Federico Favot