Il violino, l’Accademia, la musica

Diplomato in violino al Conservatorio “J. Tomadini” di Udine, studi perfezionati alla Fondazione Santa Cecilia di Portogruaro e negli Stati Uniti, e poi con la laurea in Scienze dell’Educazione dell’Università di Trieste. Dopo una lunga esperienza da violinista con numerosi gruppi orchestrali e cameristici, il cordovadese Domenico Mason è il direttore della sanvitese Accademia d’archi Arrigoni. Lo scorso luglio ha conquistato la prima pagina della rivista Amadeus, punto di riferimento per la musica classica in Italia.

Com’è nata la sua passione per la musica?

“È nata quando ero molto piccolo; i miei genitori hanno sempre appoggiato e sollecitato l’inclinazione. Ricordo che mi portavano con loro alle prove del coro “Fogolar”. Cantavano per amore verso la musica, e questa passione venne coltivata da me e da mio fratello Beniamino grazie anche alla presenza in casa di due strumenti che segnarono la nostra vita. Io sono il quarto di sei fratelli, le mie due sorelle maggiori avevano intrapreso lo studio del pianoforte e del violino, poi abbandonato. Noi due abbiamo iniziato a studiare sui loro strumenti. Però “al contrario”, ovvero all’inizio io ero il pianista e lui il violinista; ma ben presto ci rendemmo conto della predisposizione di ognuno allo strumento dell’altro. Siamo così arrivati entrambi al diploma”.

Com’è nata l’Accademia d’archi Arrigoni?

“Eravamo i “profughi” della classe di violino della fondazione musicale S. Cecilia di Portogruaro. Oscar Pauletto e io abbiamo riunito gli allievi a San Vito e siamo stati ospitati dal comune. Inizialmente continuavamo l’attività didattica, ma in seguito è cominciata a sorgere, quasi per gioco, quella orchestrale. Non era prestabilito che diventassimo un’orchestra, ma le condizioni erano favorevoli, e siamo riusciti a costruire un percorso solido, abbastanza da veder crescere in modo esponenziale il numero dei nostri allievi. I membri sono molto giovani e grazie alla determinazione, allo studio costante, è cresciuta anche la loro statura musicale”.

Sono molto giovani, infatti…

“Sì, hanno un’età compresa tra i 10 ai 18 anni, mediamente. Forse anche grazie alla loro giovane età, per la quale è sbalorditiva la qualità delle performance, siamo arrivati a coronare il sogno di registrare un cd per la rivista specialistica Amadeus. Ma c’è da dire che questo, come altri risultati, è il frutto di frequenti incontri settimanali, che si infittiscono nei periodi prossimi a un concerto”.

Qual è la sua opinione riguardo al panorama classico in Italia e sulle dinamiche dell’evoluzione della musica classica nel 21-esimo secolo?

“Si guarda meno al panorama classico, rispetto a solo 40 anni fa, e ciò rattrista: gli italiani hanno fondato le basi della musica classica inventandone i principali strumenti, senza contare gli apporti teorici e compositivi. Un tempo l’insegnamento era appannaggio degli italiani, e ciò si riconosceva in tutta Europa. Oggi si corre il rischio di portare a livelli pericolosi la dimenticanza. Siamo costretti a importare insegnanti dalla Russia. In tutto il nord Europa si manifesta un atteggiamento attento a questa musica. In Italia, invece, la sua conoscenza è meno diffusa rispetto al passato, mentre cresce il numero di professionisti. Non c’è una scuola, o mezzo educativo, che favorisca una sua conoscenza universale. Vi sono picchi altissimi, dovuti perlopiù al talento personale, ma pochi conoscitori. Sono comunque fiducioso per la rinascita della musica classica, sopratutto se si investirà sui giovani compositori. I risultati sarebbero evidenti”.

Esistono altri artisti recentemente riscoperti come è stato nel caso del napoletano Fiorillo?

“Ci sono continue riscoperte. Stiamo progettando di fare una registrazione per Tactus (casa editrice di musica classica ndr) di un autore triestino del primo ‘900, Antonio Illersberg”.

Secondo lei, qual è l’elemento dominante che ha reso le composizioni di Fiorillo oggetto di interesse per voi musicisti?

“La nostra è un’accademia d’archi, dove i violini sono fondamentali. Fiorillo è sinonimo di didattica, i suoi testi sono oggetto di studio in ogni conservatorio. Preparando una nostra allieva, Laura Bortolotto, ci siamo resi conto di alcune sue particolarità meritevoli di approfondimento. Fu così che dopo varie ricerche in Germania, abbiamo trovato delle composizioni di grande valore, delle sinfonie concertanti che abbiamo proposto in prima assoluta”.

Un pensiero sul futuro?

“Mi auguro che l’attenzione delle istituzioni venga rivolta ai giovani. La situazione faticosa è comune a tutti, ma non bisogna perdere la fiducia nell’intelligenza di chi può raccogliere buoni frutti”.

Eleonora Gennari