L’anatra nella valigia

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Le gite della comunità erano organizzate dal parroco: la classica era Cordovado – Barbana – Redipuglia – Gorizia – Cordovado, anche se ogni tanto l’itinerario cambiava e anziché al mare si andava in montagna.

Sappada era la località più lontana toccata dalle gite parrocchiali; si sa, in montagna, dicevano, viene più fame, anche non camminando troppo, ma solamente respirando l’aria “fina”, il detto “pan e gaban“, era messo in pratica da tutti i partecipanti. Ecco allora che, al posto dei semplici panini (di ristorante non se ne parlava, neppure passava per la testa), alcuni portavano da casa il pranzo quasi completo. All’ombra della pineta, in vari gruppetti, i gitanti aprivano i propri generosi contenitori; mi ricordo di un gruppetto, formato da una famigliola, aprire la valigia (proprio una valigia di cartone) ed estrarre il contenuto: formaggio, vino, e una grande anatra arrostita.

A quelle altezze (si fa per dire) l’anatra doveva rimpiazzare le calorie perse nel passaggio dalla pianura alla montagna. Altri tempi.

Saverio Martin