La quadratura del cerchio

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Per gentile concessione dell’autore, Dario Bigattin, pubblichiamo un brano tratto dal libro “Santuario Beata Vergine delle Grazie Cordovado”, edito da Circolo Culturale Gino Bozza, Comune di Cordovado e Parrocchia di Sant’Andrea Apostolo.

[…] La consacrazione avviene il 1 maggio 1603, come indicato nella lastra marmorea interna, sopra la porta laterale nord: “Beatissimae Virgini Dei Matri Mirificae Mathaeus Sanuto Ep(iscopu)s Concordien(sis) Quotidiana Pii Populi Stipe Et Sua Industria Fundatum Extructumque Consecravit. Kal(endas) Maii Anno MDCIII”.

È il più antico santuario mariano della diocesi, esempio di straordinaria bellezza del barocco veneto, stile derivato dal classico rinascimentale, arricchito da ornamenti esuberanti e rigogliosi.

La particolare pianta ottagonale ha un suggestivo valore simbolico in quanto l’ottagono è la figura mediatrice fra il quadrato (la terra, l’oscurità, l’imperfezione, l’uomo) e il cerchio (il cielo, la luce, la perfezione, Dio). Raffigura la salvezza che la Vergine, tramite suo Figlio, porta al popolo dei credenti. L’ottagono dunque rappresenta l’avvicinamento del quadrato (umano), al cerchio (divino), in sostanza la “quadratura del cerchio”.

Se per l’aritmetica il numero 8 – ruotato – assume il valore di infinito, nella geometria sacra la forma corrispondente riveste grande importanza anche se con limitata diffusione. Edifici a pianta ottagonale sono presenti nell’architettura romanica, in particolare nei battisteri.

Il posizionamento astronomico dell’abside e dell’altare è a levante (est), al sorgere del sole. In tutte le religioni, nel tempo antico, infatti, si usa rivolgersi a oriente per la preghiera ed esso è un punto di riferimento importante.

L’orientamento delle chiese è determinato quindi dalla “direzione sacra” dell’oriente, legato a sole, che nasce a oriente (la luce di Cristo) e tramonta a occidente (le tenebre e il male). Si vede nel sorgere del sole un simbolo della Risurrezione e della seconda venuta.

Durante una solenne cerimonia in Santuario, il 24 maggio 1604, il vescovo proclama le Costituzioni dove è previsto che a servizio della chiesa vengano ospitati “in commodo alloggiamento” tre sacerdoti, con il titolo di cappellani. Uno è eletto dal Vescovo, il secondo dal Capitolo di Concordia, il terzo dall’Università di Cordovado e devono celebrare regolari messe: una al levar del sole e le altre due in “comodità del popolo et forastieri”.

Sono previste pure le figure di un monaco (aprire e chiudere campanile e chiesa, pulire e accendere lumi e lampade, servire alle messe, per 50 ducati annui) e di un chierico che serve alle funzioni per 6 ducati annui. Nel corso del Seicento i cappellani diventano cinque e il vescovo sogna addirittura di poter arrivare a una decina.

Vengono perciò costruite le case dei cappellani officianti (attuale palazzo Cecchini), una foresteria per nobili o luogo pio (attuale municipio), e, dopo qualche tempo, un altro ricovero “hospedal” è destinato ai poveri (“un altro hospitio per poveri bellissimo”), corrispondente all’attuale complesso case ATER, con annesse stalle per cavalli e osteria posti nel cortile interno (con accesso da un portone).

Nel 1706 l’osteria risulta essere di proprietà del nobile Santo Formentini, gestita da “messer Anzolo Del Bon osto” […].

Dario Bigattin