In attesa alla fontana

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Una soluzione alla sete dovuta al caldo estivo, quanto meno nei nostri paesi, zampilla dalle fontane. Cordovado si può ritenere fortunata: le fontane pubbliche dalle quali l’acqua sgorga fresca e abbondante sono più d’una, ed è normale che la gente vi si rechi, in bicicletta o in auto, a riempire bottiglie. Non è invece così scontato che si facciano molti chilometri per fare la scorta.

Nella bella stagione ciò accade in una delle fontane cordovadesi, quella ubicata in via Battaglione Gemona, poco distante dal complesso Mainardi-Cecchini e a due passi pure dal Santuario della Madonna. Capita di trovarci le persone in coda, in attesa del loro turno, con numerose bottiglie e contenitori capienti, e capita anche di imbattersi in abitanti dei paesi limitrofi. Qualche volta neanche tanto limitrofi: Eraclea dista circa 50 chilometri, eppure la fama di quest’acqua cordovadese sembrerebbe arrivata fino là. Nemmeno Concordia Sagittaria è dietro l’angolo, o Fossalta. Che cosa piace di quest’acqua? La motivazione più comune è così estremamente sintetica ed eloquente, che non c’è bisogno di aggiungere altro: “La xe bona!“. Molti la trovano leggera. “No sta finirmela tuta, lassamene un poca anca a mi”: è un’altra frase ricorrente, tipicamente rivolta dagli adulti ai più giovani. E così la fontana può diventare anche punto di incontro, tra chiacchierate e scambi di battute.

 

Un tempo giaceva in una posizione diversa dall’attuale: in una foto dell’archivio di Vienna, risalente al periodo dell’occupazione austriaca dopo Caporetto, la si scorge in piazza Santa Caterina, davanti a palazzo Marzin (l’attuale banca), dalle cui finestre si affacciavano soldati dell’esercito asburgico. Fu spostata probabilmente nei primi anni ’20. Altri documenti storici non ve ne sono.

Resta un fatto sorprendente, comunque, come sia ricercata e desiderata la sua acqua. E chissà se anche quando farà freddo ci sarà chi si metterà in strada e verrà a prenderla da lontano.