Quale scuola?

Pubblicato in Cultura

La campanella dell’anno 2010-11 si è già fatta sentire, segnando l’inizio di una nuova avventura.

Un avvio che mostra proteste, scioperi della fame, tentativi diversi per riportare l’attenzione sulla scuola, l’università e la ricerca. Accade sempre più spesso che, dopo aver tagliato molte risorse, i docenti non si ritrovino più a  discutere di pedagogia, di didattica, di attività di recupero, di sostegno e di arricchimento, bensì di come coprire le assenze dei colleghi poiché non si nominano i supplenti, di come gestire l’alto numero degli alunni nelle classi e sezioni, di come evitare la riduzione del tempo-scuola.

Sembra strano dover richiamare l’attenzione sull’educazione. Essa riguarda l’uomo. Gli deve essere assicurata per diventare adulto e quindi consentirgli di mettere in atto tutta una serie di abilità, di capacità e di competenze che fanno parte del patrimonio genetico di ciascuno ma che l’agire educativo trasforma da potenziali ad atti. L’educazione ha anche il compito di trasmettere le regole della vita sociale e i saperi del vivere in una comunità. Educare infine vuol dire progettare un mondo migliore i cui valori guida e gli ideali verranno portati avanti dai giovani.

Per ottenere tutto questo l’azione della famiglia non è sufficiente. La scuola e l’extrascuola (centri giovanili e altre agenzie), l’educazione formale e l’informale devono riacquistare un ruolo centrale perché genitori e insegnanti sono chiamati sempre a un intervento per offrire una guida e una crescita comuni.

Se ciò non accade, gli spazi vuoti vengono occupati dalle mode, dalle tendenze, dalla televisione. In questo contesto postmoderno, complesso e caratterizzato da continui cambiamenti, l’apprendimento deve rappresentare la nostra priorità. L’istruzione e la formazione sono le opportunità da attuare per non essere esclusi in una società dove il sapere di un individuo e quello collettivo determinano chi è assistito da chi invece costruisce prospettive e politiche in tutti gli ambiti.

Sarebbe allora importante attivare e consolidare dei processi di partecipazione delle famiglie nelle politiche scolastiche, e non solo, per aumentare le responsabilità condivise e le opportunità d’azione. La scuola dunque chiede una riflessione più ampia e approfondita perché non è solo il luogo in cui lavorano incapaci e fannulloni.

Qual è la situazione a Cordovado? Le tabelle di seguito sintetizzano i numeri più significativi. Appaiono evidenti due processi: la crescita degli scolari immigrati e il mutato rapporto studenti-docenti, ora salito a 8.8 contro l’8 del 2007-08. Da questi dati possono partire l’analisi e il confronto.

Marilena Valeri