La piazza come spazio pubblico condiviso

Il successo finale di un oggetto culturale, nella sintesi di W. Griswold, dipende dai suoi spettatori, dai suoi uditori, dal suo pubblico e dai suoi consumatori. Un concetto che si può estendere alla piazza, luogo di ritrovo per eccellenza. L’area di Santa Caterina, “cuore” storico di Cordovado, borgo inserito tra i più belli d’Italia, sta cambiando.

Il suo recupero è caratterizzato da presenza dell’acqua, illuminazione adatta allo scenario, arredo urbano, trasferimento dei parcheggi, uso di materiali in armonia con il sito. Ma deve poggiare anche su una leggibilità che in chiave sociologica salvaguardi specificità e memoria del contesto locale, da opporre alla sua trasformazione in non-luogo (equivalenza indefinitamente moltiplicata di direzioni e circolazioni, per M. Augé).

 Oggi il legame tra civiltà e barbarie si è invertito, come affermano sia B. Diken che C. Laustsen: la vita è accompagnata da una paura onnipresente dei ladri, di chi non si conosce, di chi è arrivato da poco. Le piazze restano i luoghi più esposti alle presenze globali e all’intervento massmediatico, ma non sono valutate alla luce di criteri oggettivi. Molta gente le evita poiché non possiede più una buona conoscenza del territorio, che continua a essere modificato e trasformato. Non c’è più un’effettiva relazione tra i soggetti: mancando semplici e reali elementi di conoscenza, si guarda all’altro valutando fattori esteriori, come il modo di vestire, il colore della pelle, gli atteggiamenti temuti. I continui arrivi di stranieri “obbligano” le popolazioni autoctone a confrontarsi con grandi diversità (lingua, religione, razza, abitudini sociali). Ciò alimenta la formazione di pregiudizi e accresce il senso di minaccia. La stessa sorte tocca ai nuovi poveri. Non basta un’etichetta per rendere pubblico e condiviso uno spazio anziché un altro.

La ristrutturazione è un passo significativo, poiché valorizza sia la partecipazione (attraverso il precedente concorso d’idee) che la gradevolezza (elemento chiave). Il suggerimento? Lo spazio pubblico piazza può funzionare se non ci si occupa soltanto degli aspetti organizzativi dell’ambito spaziale, ma si tengono in attenta considerazione le componenti relazionali. L’aspetto sociale e quello culturale devono combinarsi adeguatamente alle formedel luogo, aperto per definizione alle diversità delle persone e alla pluralità dei comportamenti. Senza voler entrare nella sfera delle decisioni che spettano agli amministratori, la frequentazione dell’area sarà favorita in presenza di accessibilità, figure addette ai servizi, simboli che dimostrino la presa in carico del sito da parte della politica, limitato pericolo di desertificazione nelle ore serali, risposte ai bisogni dei più vecchi e dei più piccoli. Tutto ciò consentirà l’elaborazione di un giudizio di sicurezza da parte dei cordovadesi verso uno spazio pubblico condiviso

Marilena Valeri

 

piazza santa caterina cordovado

Nella foto uno scorcio di piazza S. Caterina negli anni ’60